Scritta nel novembre del 1993, durante i terribili giorni della guerra in Bosnia e poi in Somalia.
Volevo andare a Sarajevo,
La città cosmopolita, dalle mille identità,
Ma non posso più andarci perché, ora c’è una guerra.
Una guerra che uccide i civili,
e non per sbaglio ma per missione,
Come in tutte le guerre dei vigliacchi.
Ma non è forse qui la guerra?
La guerra dell’indifferenza!
O sì, una guerra che si gioca tutti i giorni.
Si alimenta senza esaurimento,
Risparmia si, i corpi, ma uccide le coscienze,
Una guerra senza il fragore degli obici o di corpi che cadono.
La morte delle coscienze è silenziosa,
Essa si legge a stento sui volti,
Non miete vittime per le strade.
Ma quando tutte le coscienze, loro sì,
Saranno state depredate,
Che differenza vi sarà, tra noi e il braccio armato dei boia?
Tra Sarajevo che rovina nella guerra,
E Milano eretta nella sua pietra,
Ma colpita a morte nella sua vocazione?
Volevo andare a Mogadiscio,
Ma non posso più andarci,
Perché lì ora c’è la guerra.
Vorrei andare ovunque ci sia una guerra,
Perché è laggiù che si perde qualcosa,
Qualche cosa in pietra, qualche cosa in carne, Qualche cosa in cuore!