In memoria della guerra in Siria
Dietro la cortina di morte sospesa
vi è una casa antica, senza più porta
disadorna e crivellata, pare arresa
tutto di lei ci dice che è morta.
Varcando l’entrata che conduce alla corte
circondati da finestre prive di sguardo
una rosa fiorita, pare sfidare la sorte
di un tempo amato l’ultimo baluardo.
Un’anziana siriana spogliata di tutto
veglia come scolpita, di rughe e sangue,
ed il velo nero di un eterno lutto
nasconde il buio di un cuore che langue.
Con lo sguardo assente di chi teme qualcosa,
della fame ancora più grande,
chiede dell’acqua per la sua piccola rosa
del colore di un sangue che arde.
E’ l’ultima donna rimasta di un intero palazzo,
troppo vecchia per lasciare i ricordi
sotto le macerie del chirurgico razzo,
sopra le rovine di un mondo di sordi.
O, chissà dov’è il figlio fuggito,
Forse è intrappolato in quel funesto pantano
di un inverno di piogge farcito,
alle porte di un ponente più impaurito che umano.
“Io sto qui”, ho promesso a mio figlio,
che avrei curato la rosa fino al ritorno,
a costo di farne il mio eterno giaciglio,
attenderò qui con il suo fiore ogni giorno!